25 giugno 2012

Parlare della decrescita

Prendo lo spunto da questa intervista che ho letto oggi, ma è solo l'ennesima occasione in cui vedo travisare il concetto di decrescita. Certo, quelli che, come me, condividono le posizioni della decrescita hanno una gran parte di colpa, prima nell'aver scelto male il termine, poi nel non aver sottolineato abbastanza le differenze tra varie 'versioni' di decrescita, ma 'non aver sottolineato abbastanza' è un concetto molto diverso da 'non aver detto'.
Coerentemente con quanto detto sopra, faccio prima di tutto una premessa: c'è una grossa differenza tra il pensiero che fa riferimento a Latouche (che nel seguito, per facilitare la distinzione indicherò con 'decroissance') e quello, credo solo italiano, che fa riferimento alle idee di Pallante e del 'Movimento per la decrescita felice'(nel seguito MDF). Delle due quella di cui mi interessa parlare è la decroissance, mentre sulle posizioni dell'MDF sono anch'io molto critico.
Per quello che vedo, le critiche mosse alla decrescita si possono dividere in tre categorie: quelle pensate in risposta a posizioni dell'MDF e che risultano del tutto insensate se rivolte alla decroissance, quelle pensate basandosi su un'interpretazione letterale del termine 'decrescita' (termine la cui scelta è stata sicuramente infelice), e quelle basate sul fatto che la decrescita non è un programma completo, che non copre cioè tutti gli aspetti della gestione della società (ad esempio non parla della proprietà dei mezzi di produzione).
L'esempio più tipico di confusione fra posizioni della decroissance e dell'MDF è l'accusa di voler far tornare tutti alla vita nei campi, per rispondere alla quale basta questo link dove, in particolare nel paragrafo "A che cosa somiglierà la città decrescente?" si parla appunto di città della decrescita e di palazzi di 4-5 piani, ipotesi che non vedo come possano essere compatibili con un ritorno generalizzato ai campi.
Tipico esempio del secondo tipo di accusa è la frase "Di fatto oggi stiamo vivendo in un regime di decrescita, visto che il Pil italiano è in caduta libera." contenuta anche nell'articolo linkato ad inizio post, (anche se subito dopo dice "So bene che Latouche respinge un’idea di mera decrescita quantitativa", il che, a mio avviso, invalida l'affermazione precedente). Questa frase è vera se con la parola 'decrescita' si intende il termine così some definito dai dizionari e non come termine tecnico, ovvero di un termine che, in un certo contesto, assume una definizione più ristretta e caratterizzante del termine generico. Un esempio molto di moda è il termine 'frame' nei discorsi sulla comunicazione, se lo interpretassimo in base alla definizione da dizionario l'80% dei discorsi che lo utilizzano parrebbero insensati, anche laddove in realtà siano perfettamente logici.
Riguardo alla terza categoria di critiche, il fatto in sè (il non coprire tutti gli aspetti) è innegabile. Ammesso che questo sia un difetto, resta da capire perchè non sarebbe emendabile, per quale motivo un sistema logico debba già nascere completo e non lo si possa sviluppare passo passo integrando le lacune della versione iniziale. Incidentalmente, visto che molte di queste critiche vengono da area marxista, per ovvie ragioni Marx non si era mai occupato dei limiti ecologici dello sviluppo, è quindi anche il suo pensiero era 'incompleto', se applicassimo la stessa critica al marxismo devremmo buttarlo tutto, e personalmente non la ritengo una buona soluzione. Tra l'altro, può essere interessante notare che le due incompletezze sono sostanzialmente speculari, una ha ciò che manca all'altra. Questo a me suggerirebbe l'idea di provare ad unire i due pensieri, esercizio che suggerisco anche agli autori delle critiche di questo tipo.
Detto questo, sulla decroissance ognuno può farsi l'idea che vuole (personalmente ritengo che fosse un'idea splendida per la quale siamo ormai fuori tempo massimo, dato che vedo il precipitare degli eventi troppo vicino per permettere di realizzare quanto necessario alla transizione verso un sistema 'decrescente'), trovo però sempre irritanti gli attacchi basati su falsi presupposti. Ovviamente costruirsi il nemico su misura rende poi più facile batterlo, ma non è un comportamento intellettualmente onesto.

P.S: Ho trovato oggi, e linko qui un'intervista di Fabio Fazio a Serge Latouche piuttosto chiara su molti dei punti che in genere vengono distorti. Così dò anche il buon esempio nel ricredersi sui propri errori, infatti mi trovo a dover ammettere che persino Fazio a volte serve.

1 commento:

  1. Ci sarebbe eccome da lavorare su decroissance e marxismo, e mi piacerebbe farlo quando ho tempo, la mia tesi specialistica indagava proprio il superamento del paradigma della crescita... concordo con la tua analisi.

    RispondiElimina