31 luglio 2012

Olimpiadi

Otto anni fa, in un romanzo breve (qui testo integrale), facevo scrivere al protagonista una articolo sulle olimpiadi di Salt Lake City di due anni prima. Oggi probabilmente serve uno sforzo di memoria (o di documentazione) per capire tutti i iriferimenti, ma il senso mi pare continui a valere.

Parliamo delle olimpiadi americane. Le ho sentite definire squallide, rovinate, infangate, e in molti altri modi di simile tono, ma forse noi idealisti romantici dovremmo ringraziare queste olimpiadi di Salt Lake City. Dovremmo ringraziarle di essere state esattamente quello che sono state, cioè un’orrenda miscela di doping, truffe arbitrali e scorrettezze varie, dovremmo ringraziarle perché in questo modo ci hanno definitivamente cancellato la falsa illusione di uno sport pulito. Campioni olimpici per mezza giornata, campioni olimpici postdatati, campioni olimpici senza merito. Intendiamoci, io non ce l’ho con l’australiano che è diventato campione olimpico di short track sapendo pattinare appena meglio di me che non ne sono capace, lui aveva ogni diritto di partecipare, e non è certo colpa sua se gli altri si sono spintonati fino a finire tutti o fuori pista o squalificati, una tantum giustamente. E non è certo colpa sua se nessuno si è preoccupato di spintonare lui che era ultimo e staccato.

16 luglio 2012

Non avete scampo

Sono giorni difficili, dopo che venerdì la magistratura ha confermato quanto improprio sia l'uso del termine 'giustizia' per riferirsi ad essa (parlo ovviamente di questa vergognosa sentenza, a proposito della quale vi propongo questa analisi di Wu Ming 4).
Sono giorni difficili, e in giorni simili si cerca conforto un po' ovunque. Probabilmente vi sembrerà paradossale ma io la trovo in questa notizia (a scanso di equivoci, guardo alla notizia non per quanto comporta per i corridori, ma per quanto comporta per l'azienda Tour, alla disperata ricerca di una rinnovata credibilià che, anche per via di episodi come questo, non pare riuscire a ritrovare).

12 luglio 2012

Meritocrazia. Un interessante punto di vista di 56 anni fa.

Mertitocrazia è senz'altro una delle parole del momento, forse l'unica a mettere daccordo tutti. I partiti, non solo quelli in parlamento, la sventolano come il nuovo ideale da raggiuingere. Di questi tempi però l'unanimità mi puzza fortemente di bruciato, e, nelcaso specifico, con buone ragioni.
Prima di tutto non vedo un gran senso nel parlare di meritocrazia senza stabilire quali siano i meriti. La francia di Luigi XV era fortemente meritocratica, il più valutato dei meriti era l'albero genealogico, cosa che oggi sembrerà insensata a tutti o quasi, ma pur sempre di meritocrazia si trattava. Un altro esempio di organizzazione fortemente meritocratica potrebbe essere la mafia, è noto che al suo interno più capaci, i più 'bravi' salgono rapidamente le gerarchie. Quindi prima di osannare la meritocrazia occorrerebbe chiarici su cosa consideriamo un merito, ma io andrei anche oltre.

6 luglio 2012

La cancellieri sembra confusa

Il ministro dell'interno Annamaria Cancellieri commenta le sentenze del processo Diaz (le citazioni riportate nel seguito sono presa da In qui)
La dichiarazione che apre l'articolo è ottima, e penso che ogni italiano dovrebbe sottoscriverla "Il G8 di Genova è una pagina dolorosa per la polizia e questo mi ferisce. Ho visto come tutti le immagini di quello che è successo all'interno della Diaz e posso dire che non condivido nulla di quell'operazione. Di fronte a errori gravi è giusto che i responsabili ne subiscano le conseguenze". Benissimo.
Poi il ministro passa a considerazioni più opinabili, ma tuttavia legittime "questa non può diventare la condanna di tutte quelle migliaia di uomini e donne che ogni giorno, indossando una divisa, fanno il proprio dovere". In ogni caso anche chi non è daccordo non può non pensare che il suo ruolo le imponga una difesa d'ufficio di un'istituzione (la polizia di stato) di cui è responsabile.
Un po' oltre però viene una una terza dichiarazione, in relazione al fatto che i condannati dovranno essere interdetti dai pubblici uffici per cinque anni, e quindi rimossi dai loro incarichi, dice che questo costerà alla polizia un prezzo altissimo "perché perdiamo alcuni nostri uomini migliori". E qui non capisco.
Uomini condannati per aver mentito allo stato e aver fabbricato prove false per coprire i gravissimi reati commessi durante un'operazione da loro voluta e diretta sarebbero gli uomini migliori? Io non ho conoscenza dell'ambiente e non posso dire se il ministro abbia ragione, ma se dei criminali sono gli uomini migliori della nostra polizia come può il ministro chiederci di aver fiducia in essa?