22 novembre 2013

Non scegliere

Partiamo da un argomento di moda, il caso Cancellieri, per fare un discorso un po' più vasto.
Nel merito ci sarebbe poco da dire. Un ministro si mobilita per far concedere gli arresti domiciliari alla figlia di un noto imprenditore, con cui il figlio del ministro ha stretti rapporti d'affari. Davanti al parlamento il ministro nega un suo interessamento particolare alla vicenda, ma risultano almeno tre lunghe telefonate con la famiglia dell'imprenditore. Insomma, fatti provati di fronte a cui non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che un simile ministro sia un danno per il paese, per cui non mi sembra interessante discutere di questo.
Quello su cui mi vorrei soffermare è invece l'atteggiamento di quei politici che sarebbero per le sue dimissioni, ma solo se la procura competente (quella di Torino) dovesse iscriverla nel registro degli indagati (cosa che, per ora, il procuratore capo Caselli ha evitato di fare). Ci sono almeno due motivi per cui questo tipo di presa posizione, di cui peraltro questo è solo uno dei tanti casi, praticamente per ognuno dei tanti parlamentari indagati, è estremamente grave.
Il primo è problema è anche formale: se la decisione su se un ministro (o parlamentare) possa continuare ad esercitare il suo ruolo viene delegata alla magistratura, viene meno il principio della separazione dei poteri enunciato da Montesquieu e su cui tutte le democrazie rappresentative, compreso lo stato italiano, dichiarano di basarsi. Dunque demandando una simile decisione alla magistratura si abdica dalla democrazia, senza non dico chiedere il parere degli interessati (noi), ma neppure avvisarli.
C'è poi un secondo problema, altrettanto grave. Il compito di un politico consiste nel compiere delle scelte, se il politico rinuncia a priori a questo suo diritto-dovere, con dichiarazioni come 'se verrà indagato non potrà più ricoprire il suo ruolo', quale senso che continui a ricoprire la propria posizione? La sudditanza ai sondaggi, e più in generale al 'gradimento' del loro 'pubblico' (e già solo l'uso di questi termini da parte dei politici meriterebbe pagine di analisi), è un fatto purtroppo noto, ma che dovrebbe provocare una reazione, a maggior ragione quando non ci sia più ritegno ad esplicitarlo in questo modo, e questa reazione non può limitarsi al disertare le urne come successo di recente alle elezioni regionali della Basilicata, perchè, per quanto sia un segnale chiarissimo, si perderà nel vuoto dato che i suoi destinatari hanno ampiamente dimostrato di non voler (o non saper) ascoltare.
Quando si parla a un sordo, volontario o meno, non serve alzare la voce, bisogna proprio cambiare mezzo di comunicazione

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