22 novembre 2013

Non scegliere

Partiamo da un argomento di moda, il caso Cancellieri, per fare un discorso un po' più vasto.
Nel merito ci sarebbe poco da dire. Un ministro si mobilita per far concedere gli arresti domiciliari alla figlia di un noto imprenditore, con cui il figlio del ministro ha stretti rapporti d'affari. Davanti al parlamento il ministro nega un suo interessamento particolare alla vicenda, ma risultano almeno tre lunghe telefonate con la famiglia dell'imprenditore. Insomma, fatti provati di fronte a cui non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che un simile ministro sia un danno per il paese, per cui non mi sembra interessante discutere di questo.
Quello su cui mi vorrei soffermare è invece l'atteggiamento di quei politici che sarebbero per le sue dimissioni, ma solo se la procura competente (quella di Torino) dovesse iscriverla nel registro degli indagati (cosa che, per ora, il procuratore capo Caselli ha evitato di fare). Ci sono almeno due motivi per cui questo tipo di presa posizione, di cui peraltro questo è solo uno dei tanti casi, praticamente per ognuno dei tanti parlamentari indagati, è estremamente grave.